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Dare immagine alle parole, il lavoro di Claudio Francescato

Ho conosciuto Claudio Francescato durante il Reloaded 2019 di FiordiRisorse. Mentre tutti ci davamo da fare per capire ciò che è importante per noi sul lavoro, Claudio disegnava, scriveva, illustrava, in piedi, nel più completo silenzio e con gli occhi focalizzati su ciò che produceva.

Claudio Francescato, illustratore e scriber (o facilitatore grafico), è colui che mette in grafica le parole che emergono durante un convegno, una riunione aziendale, un evento live, ecc. Crea tavole e mappe mentali creando un grande quaderno di appunti, a disposizione di tutti i partecipanti, dal forte impatto grafico.

Gli ho fatto qualche domanda.

Chiedo sempre alle persone che intervisto di raccontarsi in modo originale. Da te vorrei che ti presentassi scegliendo un personaggio dei fumetti. Chi è, quindi, Claudio Francescato?

Prima domanda, difficilissima… In quel “chi è” ci vedo una potenza assurda, un domandone più che una intro…bene! Mi piace. Amo fare le avventure e i disastri come Calvin & Hobbes, un fumetto a strisce di Bill Watterson. Se non l’avete mai letto recuperate subito con un suo volume a caso, ne varrà davvero la pena. A volte mi sento anche un po’ Kintaro, il personaggio di Golden Boy (manga e anime); se ne andava in giro con la sua bicicletta ed alla fine di ogni puntata esclamava “ho imparato qualcosa!”. Mi piace pensare di essere anche un pochino come Indiana Pipps, l’avventuriero di Topolino. Anche se forse sono più come il panda Po di Kung Fu Panda. Anzi, decisamente.

Cosa volevi fare da grande quando eri piccolo? E come hai perseguito il tuo desiderio?

Ricordo che ad un certo punto, all’asilo, iniziai a guardare molti cartoni animati come tutti i bimbi. C’erano sempre queste pubblicità di giochi e altre cose, ed iniziai a dire: “da grande voglio fare quello che inventa le pubblicità!”. Disegnavo tanto, copiavo tantissimo dai fumetti come Topolino e da qualsiasi rivista che mi passasse per le mani. Mio nonno era un aficionado della Settimana Enigmistica: ho copiato un milione di vignette da lì, nei pomeriggi dopo la scuola. Una volta, in seconda elementare, inventai una barzelletta e ne feci un disegno. Chiesi a mio nonno una busta ed un francobollo e con il suo aiuto la imbucai. Mi ricordo ancora: “Cari signori della Settimana Enigmistica, se avete bisogno di qualche altra barzelletta io sono Claudio Francescato e abito in via…, il mio numero di casa è…”. Non mi risposero mai … lavorare alla Settimana Enigmistica in effetti era uno dei miei sogni. Ho continuato a disegnare e a “voler fare le pubblicità”, tanto che poi ho iniziato a lavorare in un’agenzia pubblicitaria. Proprio lì scoprii che potevo lavorare disegnando, anche per la pubblicità. Una bella scoperta che la mattina mi fa alzare ancora col sorriso.

Mi hai raccontato di essere laureato in ingegneria gestionale. Personalmente trovo molta analogia tra l’ingegneria gestionale e l’illustrazione, due ambiti in cui è richiesta una grande capacità di organizzazione. Come sarebbe la mappa mentale della tua vita?

La parola che la descrive è NON LINEARE. La laurea in ingegneria gestionale è stata una deviazione di percorso, ma ringrazio sempre i miei genitori per questo. L’ingegneria mi ha insegnato a chiedermi il perché delle cose: come funzionano, come si hackerano. E’ anche mostruosamente più importante capire quello che proprio non si vuole fare nella vita piuttosto che quello che si vuol fare. Ed io da lì ho capito che non volevo lavorare in ufficio, in un’azienda. Provo a disegnartelo, il mio scribing fin qui, anche se non sarà mai il definitivo 🙂

Scribing di Claudio Francescato

Il tuo approccio all’illustrazione è molto particolare perché riesci a trarre l’anima dalle parole in disegni e in composizioni che danno ancora più valore alle stesse parole. Quanto è importante per te il valore letterario dell’mmagine? Prendi ispirazione da qualcuno per il tuo modo di comporre immagini e parole?

Per me è importantissimo. L’immagine è la chiave per poter ricordare le cose importanti per molto tempo, e per richiamarle alla memoria in un secondo momento. Io prendo appunti così dal liceo. Quando ho visto il primo scriber professionista (o facilitatore grafico, la mia professione si chiama così) in azione ho pensato “io voglio fare quello nella vita, lo faccio già per i fatti miei!”. Era Roberto Malpensa, un collega che poi è diventato un amico. Poi tramite Alfredo di Housatonic ho scoperto che è un mestiere, nel vero senso della parola: farlo bene richiede ricerca, studio, curiosità, impegno… lo ringrazio sempre!
Il talento direi che è marginale. Alessandro, il mio vicino di banco al liceo, si ricorda ancora due termini sulla deriva dei continenti, pangea e pantalassa, perché sul libro che usavamo io disegnai un signore con una pancia assurda, con dei pantaloni enormi. L’uomo con la Pangea che perde i Pantalassa. Per le illustrazioni, mi influenzano tutti quegli illustratori che seguo e mi piacciono da sempre: Bruno Bozzetto, Guido Scarabottolo, Altan, Bill Watterson e molti molti altri. Seguo anche tanti illustratori su Instagram: questo canale mi è molto utile per trovare spunti e ispirazioni. Per quanto riguarda le parole, tutto può essere d’aiuto: una bella insegna di un negozio, un font di cui mi innamoro e che tento di replicare, un corsivo aggraziato. Insomma: è questione di tenere gli occhi e le antenne alzate!

Come riesci ad ascoltare, disegnare e organizzare la tavola quando sei chiamato a fare mappe mentali dal vivo durante gli eventi? C’è un trucco che puoi svelarci?

Per quanto riguarda l’organizzazione della tavola, inizio dal tema dell’evento e mi metto in ascolto. Elimino tutte le vocine giudicanti e gli altri pensieri. Ascolto totale! Decido il punto fisico da cui voglio partire e procedo. Cerco sempre di lasciare i temi principali ben distinti da tutto il resto (citazioni, dati, approfondimenti…) e mi tengo dei piccoli spazi vuoti per eventuali aggiunte. Si sa, i discorsi sono circolari e spesso si riprendono concetti detti in precedenza, espandendoli. Per il disegno, ragiono per metafore e ci inserisco un pò di ironia. Ad esempio, ad un evento aziendale, in una discussione, alcune persone hanno parlato di smetterla con l’approccio soft, di finirla con l’”hakuna matata”, di essere un po’ più dirompenti. Io ho disegnato Simba, il leoncino del Re Leone, che prende un sonoro calcio in c**o dalla gamba di un manager. Se lo vedi disegnato così, dopo una risatina (se arriva), te lo ricordi eccome. Non ci sono grandi trucchi dal vivo. E’ come quando devi passare una serata fuori con delle persone: più sei a tuo agio più riesci a interagire nei discorsi, metterti in gioco, fare battute, tirare fuori te stesso. Qui è la stessa cosa: meno sei emozionato ed in panico, più la tua testa sarà in ascolto e si riempirà di collegamenti, metafore, immagini da utilizzare.

Il tuo lavoro porta a dare spessore e valore alla parola. Cosa può rappresentare una mappa mentale nei sistemi di comunicazione attuali? A cosa può essere utile?

A rivedere i punti salienti di una discussione complessa, ad esempio. Oppure a ritrovarsi con un flusso logico di un brainstorming, organizzato per argomenti e per suggestioni. Serve anche ad avere una traccia scritta e disegnata di un evento durato magari uno, due, tre giorni, dove si fanno delle considerazioni sul passato, dei ragionamenti sul futuro, delle constatazioni sul presente. Uno scribing serve soprattutto a semplificare un ragionamento complesso, a portare alla luce i suoi elementi, organizzati, logici e chiari. Quanto è interessante quando rileggi un tuo diario di due, tre, sei, otto mesi fa? Ecco, pensa ad un’azienda che ha stabilito in un evento cosa vorrebbe diventare e come vorrebbe farlo. Quanto la aiuterebbe poter rileggersi, ogni volta che vuole, le considerazioni di quel giorno? Magari su di un pannello illustrato? o mandare ai propri dipendenti il risultato via mail? Di recente ho incontrato dei ragazzi di Matera ai quali ho fatto uno dei miei primi scribing, sarà stato il 2009. Mi hanno detto “sai che abbiamo ancora il tuo pannello davanti alle nostre scrivanie? Ci è servito da promemoria e in questi anni abbiamo fatto il 90% delle cose che ci sono lì dentro!”. Queste sono le cose che mi fanno veramente piacere.

Claudio Francescato al lavoro

Sono particolarmente affascinato da questo tipo di mestieri artistici perché molte volte erroneamente si snobbano nelle carriere professionali, che consiglio daresti a un giovane che intende percorrere questo tipo di lavoro?

In tutti i lavori artigianali è necessario rimboccarsi le maniche, sbagliare, tentare altre vie, riprovare, sbagliare ancora. È un lavoro dove l’esperienza conta molto. Il consiglio che darei ad un giovane che vuole provare con lo scribing è prendere appunti in maniera visuale…su tutto. Ascoltare dei TED o delle interviste di qualche personaggio interessante su YouTube, provare a seguire un discorso tra amici, ascoltare la radio…e provare. Scrivere, disegnare, organizzare, collegare. Dopo qualche tempo, informarsi e partecipare a workshop sullo scribing per capire se è una cosa che può essere davvero nelle proprie corde. Il consiglio più utile, forse, è però quello di stimolare sempre la curiosità, allenare la mente a capire il perché delle cose e a cercare di divertirsi. Io ne sono veramente convinto: si tratta di allenamento! Guarda Kung Fu Panda: avresti mai detto che Po sarebbe diventato il Guerriero Dragone?!

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