Mettersi in proprio: pronto per la scelta? Consigli by Simone Bigongiari - 6 Settembre 2018 Ci sono dei momenti nella vita di una persona durante i quali mettiamo tutto in discussione. Per un motivo o per l’altro cerchiamo il cambiamento. E anche nel lavoro non siamo da meno. In questi ultimi tempi poi si sta affermando una nuova generazione di lavoratori dai 30 ai 40 anni che decidono di interrompere il rapporto di lavoro a tempo indeterminato per intraprendere una carriera da libero professionista o da imprenditore. I motivi sono svariati: semplice insoddisfazione economica oppure volontà di rimettersi in gioco o dare uno slancio alla propria professionalità. Questa tendenza si chiama quitting economy e le persone coinvolte prendono il nome di job quitter. Prima di intraprendere una scelta del genere occorre valutare bene le concrete e reali possibilità su cui investire per dare avvio a una realtà di successo fin dalla sua ideazione. Idea e soprattutto Perché? Innanzitutto bisogna chiederci perché. Perché voglio intraprendere questa strada? Simon Sinek nel suo capolavoro intitolato Partire dal Perché ripone tutta la forza e la motivazione di un’idea nel suo perché. Perché intendo elaborarla e applicarla. Se le motivazioni personali sono forti e danno una piena risposta alla domanda, allora è il momento di partire. Scrivi l’idea su un foglio, meglio se a mano. Tutto ciò che è scritto assume una sua concretezza e ti fa sembrare l’idea già realtà. Conosciti Il secondo passo è analizzare me stesso. Quali sono i miei punti di forza, quali i miei punti deboli? So in cosa sono bravo e di questo ne voglio fare il core business della mia futura attività, ma come faccio a portare avanti i compiti di cui non conosco le specificità? Faccio un esempio. Mettiamo che so di essere competente nella falegnameria quindi riesco senza problemi a realizzare un tavolo e venderlo, ma uno dei miei punti deboli è comunicare ciò che faccio al fine di far scoprire il mio negozio. Come posso risolvere? Quale professionista mi serve? Per realizzare una brochure per esempio ho bisogno di un fotografo, di un designer, di un comunicatore e di una tipografia. Lo stesso per realizzare contenuti visivi da inserire in un catalogo online. Questa fase serve per capire chi posso o chi devo coinvolgere per dare avvio al progetto. Valutazione dei competitor Successivamente devo fare la ricerca e il controllo dei competitor oppure di coloro che potrebbero essere o diventare miei competitor. Nell’esempio che ho riportato prima potrebbero essere: la grande distribuzione di arredamento, l’artigiano che è posto vicino al mio negozio, oppure il mercatino dell’usato dietro l’angolo che vende, tra i molti mobili usati, anche tavoli. Chi sono? Che tipo di attività svolgono? Quanto potrebbero dare fastidio al mio business? In cosa posso differenziarmi? Una volta che hai fatto queste valutazioni dovrai inserire il tutto in un’analisi SWOT ovvero dovrai valutare i punti di forza e di debolezza del tuo progetto, ma anche le opportunità e le minacce date dal contesto in cui opererai e derivate dall’analisi dei competitor. Definizione degli obiettivi Una volta che hai chiare le tue potenzialità e l’analisi dei competitor puoi definire i tuoi obiettivi, definendo a grandi linee quale sarà la tua mission (l’obiettivo principale tenendo conto dei valori dell’azienda) e la tua vision (la proiezione della tua attività al futuro, ovvero quali sono gli obiettivi a lungo termine). Aver valutato in precedenza gli altri attori sul territorio (oppure on-line) ti permetteranno di definire degli obiettivi che dovranno differenziarsi da quelli delle altre realtà, valorizzando così il tuo lato “straordinario” che può fare la differenza della tua attività. Questo è uno dei momenti più importanti della fase di pianificazione, perché se gli obiettivi sono smart ovvero rispondono alle caratteristiche tipiche dei veri obiettivi (il fatto di essere specifici, misurabili, raggiungibili, realistici, collocabili su una barra del tempo), sarà molto facile redigere i successivi strumenti di attuazione. Business plan Non appena ho ideato e valutato per bene il progetto imprenditoriale devo redigere il business plan tenendo conto dei costi e ricavi ipotetici che potrei sostenere in fase di avvio e soprattutto nella gestione a breve termine (i primi 2-3 anni di attività). Così riuscirò a capire quanti soldi sono necessari e se l’investimento ne vale veramente la pena. Nel business plan c’è una prima parte testuale in cui spiego l’idea e l’attività che andrò a svolgere, non dimenticandomi di inserire l’analisi che ho svolto sui competitor. Nella seconda parte inserirò invece il bilancio previsionale o budget, vari casi ipotetici di successo o meno e come li valorizzo o li contrasto, e gli indici di bilancio. Finanziamenti Questo è il momento in cui, avendo l’idea, gli obiettivi e il business plan definiti, so che tipo di investimento iniziale mi occorre. Come fare se la somma è alta oppure se è una cifra di cui non dispongo? Si può ricorrere ad attività di fundraising coinvolgendo altre realtà nel progetto oppure al crowdfunding. Quest’ultima possibilità è molto utilizzata dalla quitting economy e molte volte è un successo assicurato specialmente se facciamo leva su una community di persone numerosa e attiva. Immagine È bene preparare da subito gli elementi che utilizzerai per la comunicazione e il marketing dell’impresa. Investi la prima quota di investimento su questo aspetto perché non appena inizi a parlare di te e presentarti all’esterno per vendere il prodotto o servizio è bene avere logo, immagine coordinata, slogan e grafica ad hoc. A volte si può iniziare una campagna di marketing prima ancora di avere contenuto valido da poter vendere: vedi per esempio alcune azioni preventive di guerriglia marketing. Tutto è pronto, ora abbiamo l’idea che ha una testa, un corpo, delle braccia e delle gambe ed è pronta quindi ad agire sul mercato. È opportuno però tenere conto di un ulteriore passaggio per permettere alla nostra realtà imprenditoriale di vivere a lungo e continuare ad essere attiva e presente sul mercato, ovvero l’innovazione. Innovare continuamente Ultimo step a cui pensare è quello dell’innovazione. La nostra idea può essere anche altamente innovativa, ma dobbiamo sapere che l’innovazione ha vita breve e che potrebbe essere necessario ricorrere a qualche nuovo aspetto organizzativo, gestionale o promozionale già dopo i primi 6-12 mesi di attività. L’innovazione è ciò che fa la differenza in un’impresa, non dare importanza a questo aspetto equivale a far morire l’azienda o l’idea poco dopo la sua nascita e forse è anche per questo motivo che tante start-up non riescono a trasformarsi in una vera realtà imprenditoriale. Condividi:FacebookTwitterLinkedInTelegramWhatsAppMi piace:Mi piace Caricamento... Share on Facebook Share Share on TwitterTweet Share on LinkedIn Share