I racconti di mio nonno #lavoronarrato Attualità by Simone Bigongiari - 30 Aprile 2018 Forse quest’uomo è veramente assurdo. Però è meno assurdo del re, del vanitoso, dell’uomo d’affari e dell’ubriacone. Almeno il suo lavoro ha un senso. Quando accende il suo lampione, è come se facesse nascere una stella in più, o un fiore. Quando la spegne addormenta il fiore o la stella. E’ una bellissima occupazione, ed è veramente utile, perché è bella. Antoine de Saint-Exupéry Mio nonno mi raccontava sempre di quando lavorava alle Poste, con grande orgoglio e soddisfazione. Tutte le mattine nella raggiante scena del boom degli anni ’50, prendeva la sua bicicletta e percorreva gli otto chilometri che lo separavano dal posto di lavoro. Lui stava in un paese di campagna nella periferia di Lucca, il suo lavoro era nella città. Non gestiva uffici postali sparsi nel territorio, ma portava la posta dalla sede centrale alla periferia con il furgone. Il suo lavoro era quello di smistare e dirigere i prodotti postali, soprattutto le lettere, così frequenti e importanti in quel periodo. Quando ero piccolo, i suoi ultimi anni di lavoro, le sue mansioni si erano evolute ma non aveva perso né la motivazione né l’entusiasmo degli inizi. Ricordo con tenerezza il giorno che mi portarono a trovarlo: era una mattina e mi fece vedere tutti i luoghi del suo lavoro, dall’ufficio al furgone. Non nego che quando mi permise di salire dietro sul furgone mi sentii importante. Essere nel luogo dove passavano tutte le comunicazioni (naturalmente non c’era internet, né telefonia mobile), rappresentò per me una conquista. Nei suoi occhi orgogliosi vidi la conferma di un momento importante per lui e per me. Ero troppo piccolo per ricordare le cose che mi spiegava, le persone che mi fece incontrare e la minuta descrizione delle procedure postali, ma non dimenticherò mai quell’emozione che provai sul furgone. In quello stesso momento capii l’importanza del Lavoro, dei suoi luoghi e delle persone che lo rendono possibile. Poi la cosa si è confermata negli anni vedendo la passione e l’entusiasmo anche in altri membri della mia famiglia come mia madre e mio padre, ma anche mia nonna, casalinga da sempre, che lavorava 16 ore al giorno curando la casa, accudendo mio nonno, come nella migliore delle famiglie patriarcali del passato e sfamando una pessima forchetta di nipote. Ecco che arriva la seconda fase del lavoro di mio nonno, quella della pensione, quella del giardino, del pollaio, dell’orto. Ed è lì che dà il massimo, tra una canzone e l’altra (sì, era un canterino d’eccezione, non v’era momento in cui non intonasse qualche vecchia canzone…), era un instancabile lavoratore della terra, un pignolo aggiustatore di cose, un contadino e vignaiolo provetto, ma soprattutto era un uomo, un marito, un padre e un nonno eccezionale. Qui sta, per me, il vero senso del lavoro. Il lavoro, se ben fatto, trasfigura il mero esercizio manuale o intellettuale in qualcosa di più grande, in un servizio che fai per gli altri, nella soddisfazione di aver eseguito qualcosa di buono e magari importante per qualcuno, nell’aver acquisito la Dignità. Ho imparato che un uomo o una donna si possono chiamare tali, solo se lavorano, in qualsiasi modo, con qualsiasi forma. E i padri della Costituzione Italiana l’avevano capito molto prima di me e di altri: Art. 1 L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Non so se questa è la vera storia di mio nonno e del suo rapporto con il lavoro, ma sicuramente questi sono i valori che mi ha tramandato e quella che hai appena letto è una narrazione di quanto il lavoro fa per l’uomo e di quanto il suo semplice racconto possa travolgere le successive generazioni. Questa è la MIA storia del mio nonno, non la sua, e solo per il fatto che lo sia diventata (mia intendo…) è ancora più sua. Oltre alla soddisfazione di aver lavorato sempre con entusiasmo e riconoscimento sarà senza dubbio orgoglioso che qualcuno abbia imparato il suo stile, magari senza applicarlo in modo egregio come lui, ma sicuramente con un approccio positivo e umile. Questo è il mio personale racconto che voglio condividere in occasione della notte del #lavoronarrato di Vincenzo Moretti. Un progetto interessante e di grande spessore in un’epoca in cui il lavoro è diventato solo un modo per ottenere soldi e potere, e, purtroppo, se ne sta perdendo il vero valore umano e di formazione personale. Mio nonno se ne è andato quasi otto anni fa, ma ha ancora tanto da dire e io sono qui a prestare la mia voce a lui… Condividi:FacebookTwitterLinkedInTelegramWhatsAppMi piace:Mi piace Caricamento... Share on Facebook Share Share on TwitterTweet Share on LinkedIn Share